Lettori fissi

martedì 10 aprile 2012

PER NOI CHE I FIGLI


Uova in scadenza

Ebbene si,
 sembrava un puntino lontano lontano all’orizzonte, 
ma ci siamo arrivate. 
Al famoso bivio, dove bisogna decidersi, causa uova in scadenza, 
se imboccare la strada battuta dalle ruote del passeggino
 o dai nostri tacchi a spillo.

Pare che superati i trent’anni
 l’orologino interno cominci a ticchettare più forte, ma io, 
che di primavere ne ho superate 35, 
guardo il famoso bivio ancora col binocolo.

Paura? Pigrizia? L’orologino rotto?

Probabilmente tutte le cose assieme, 
ma credo di manifestare quel senso di inadeguatezza comune alla maggioranza delle "trentennanti" d’oggi.

Si ragazze mie, perché ai tempi della nonna era tutto più semplice.
 I figli si facevano senza ombra di dubbio. 
Punto.

Ai tempi della mamma i figli si facevano con qualche dubbio. 
Appunto.

Oggi i figli si fanno nel più totale bubbio. 
Disappunto.

Diciamocela tutta care mie,
 nonostante secoli di occultamento delle prove, ormai ne abbiamo 
raccolte in abbondanza per confutare che i figli costano,
 i figli ti annullano,
 i figli non ti fanno lavorare,
 ma se non lavori i figli non li puoi mica fare.
 I figli sono piezz e core
i figli sono il nostro futuro, 
i figli te lo stroncano il futuro, 
e chi più ne ha più ne metta.

Il problema è che in questi tempi incerti, per la trentenne media 
(di media bellezza e di medio reddito)
 la faccenda della maternità si è fatta più contorta di una piantagione di mangrovie!

Se da una parte ci buttiamo anima e corpo nel lavoro che ci realizza, 
ci modella e ci sbarella, 
dall’altra il quadretto della famiglia mulino bianco ce lo portiamo attaccato al cuore col super attak dai tempi dell’asilo. 

Cosicchè, appena incrociamo l’amica di scuola che ha già imboccato il viale del passeggino, ci facciamo prendere da quel senso di vuoto, 
misto a curiosità e tenerezza,
 tanto da fiondarci a stritolare il pargolo con presa da pitone.

Figliare o non figliare, questo è il problema. 

La soluzione a cotanto dubbio amletico?

Magari esistesse, 
ma se restiamo in ascolto c’è un messaggio per noi, 
come suggerisce la Laura. 
Ma occhio, non sul cellulare. 

Quando non sentiremo più ridondare nelle orecchie il ticchettio dell’orologio biologico, quando gli sguardi interrogativi delle zie attempate non ci turberanno più, quando ci sentiremo in pace con le forze cosmiche, 
forse quello sarà il momento di amare e crescere una persona migliore di noi, in un mondo sempre più caotico, ma ancora capace di sorprendere nelle sue meravigliose contraddizioni.

E tutto questo non solo per utilizzare un uovo in scadenza, 
ma perché tra pil che scendono, 
governi che cambiano e uomini che tentennano, 
noi ci crediamo ancora.

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