Lettori fissi

martedì 22 maggio 2012

PER NOI CHE I SALDI DI FINE...RAGIONE 1


parte I

Hai aspettato per mesi.
  
Passato week end a confrontare prezzi, taglie e modelli.

Schematizzato nella mente ogni possibile combinazione
 di colori, accessori e tessuti.

Persino redatto una mappa del centro commerciale, 
con orari di apertura e serrata per ottimizzare i percorsi al nanosecondo.

E finalmente eccolo,
cerchiato rosso sangue sul calendario,
il giorno dei saldi di fine stagione.

Non puoi definirti una fashion victim, 
ma sei convinta che per dare una svolta alla tua vita
 devi svoltare prima il guardaroba, 
e considerando l’ordine restrittivo emesso a favore del tuo bancomat,
 brami la settimana dei saldi come Cher il suo chirurgo plastico.

Sveglia alle 5,
 doccia e colazione ipercalorica stile cordata al Monte Bianco
e ti lanci nella vestizione da shop guerriglia:

stivale gommato modello parastinchi da lotta armata,  
pantalone stretch da scatto felino tra gli scaffali,
 capello corazzato in coda di cavallo a triplo gel,
borsone a tracolla taglia viaggio intercontinentale,
marsupio-cartucciera di barrette energetiche alla vita,

Inforchi l’occhialone scuro formato parabrezza, 
e pintuta come un rinoceronte in carica
 miri dritta al centro commerciale … 





venerdì 20 aprile 2012

PER NOI CHE I FIGLI 2


La conta

Non c’è lifting che tenga, 
se appartieni al sesso femminile, 
e se anagraficamente hai superato i trent’anni (anche da 10 minuti) 
diventerai bersaglio della fatidica domanda accompagnata da sorrisetto beffardo “allora quando ti decidi per un figlio? guarda che più vai avanti…”

Ok. 
Respira.
 Ok.
 Respira ancora.

 Sgombera la mente, e rispondi sorridendo sempre e comunque 
“siiii, è ovvio, ne vorrei almeno 4! Sono in trepidante attesa del momento/casa/marito giusto!” 
e sarai salva fino alla prossima volta.

Mai iniziare la solita solfa dell’io qui, io là, io ho altre missioni nella vita, 
e bla bla bla,
 con una profusione di giustificazioni in stile suffraggetta agguerrita.

Non riuscirai ad evitare sguardi compassionevoli di disapprovazione.

Triste? Banale? Stereotipato?

No, solo il destino ineluttabile delle portatrici di utero sfitto sulla trentina, 
ma io suggerirei come deterrente a tanta attenzione 
sulla nostra attività uterina, 
l’esibizione della conta di cellule uovo da sventolare come una schedina vincente al SuperEnalotto!

“ho ancora altri dieci anni assicurati di tirate all’alba e bevute con gli amici, prima dell’obbligo di figliata per uova in scadenza! 
cameriere champagne!”

Garantito che la coetanea col pargolo moccioloso in braccio
 vi fulminerà con lo sguardo, 
verde d’invidia.

E son soddisfazioni.

venerdì 13 aprile 2012

PER NOI CHE LA CUCINA 2


La reginetta dei fornelli

Incredibile ma vero,
 anche dopo millenni di evoluzione, l’essere umano ha conservato gli stessi bisogni basilari, tra cui il riempire quel vuoto viscerale che circa tre volte al giorno procura un certo disappunto.

 Ma il tragicomico non sta tanto nel fatto che per soddisfare questo bisogno, 
 ci sia da affrontare il solito turbinìo di sbattimenti 
(conteiner di elettrodomestici a parte)
ma che oggi noi,
 (sempre noi, che credevate!)
cotanto sfaccendìo si debba compierlo in reggicalze e tacco a spillo, 
in soave beatitudine, 
con in mano l’iPhone per controllare l’ultimo comunicato aziendale, 
tenendo d’occhio il pargolo nel seggiolone e la cottura a puntino del brasato.

E che ci vuole? 
Solo una vagonata di anfetamine.

Quando imperava il concetto della donna-mamma-casalinga ciò che ci si aspettava da una pulzella in età da marito era una discreta presenza 
(a dire il vero non indispensabile) 
e altrettanta capacità gestionale del pacchetto casa all inclusive. 

Oggi, quando si dice la fortuna, 
ci hanno affibbiato una tale moltitudine di ruoli che stare al passo è diventato faticoso come una scalata dell’Everest senza ossigeno.

Particolarmente impegnativo trovo il ruolo della reginetta dei fornelli.

E che ci vuole? 
Da anni gli scaffali del super traboccano di antipasti, primi, secondi e dessert scarta e strozza in 30 secondi netti. 

Benissimo, 
solo che tra OGM, stabilizzanti e coloranti
 rischiamo di svegliarci una mattina con la faccia verde pisello 
e le orecchie a trombetta di Shrek.

Allora che fare? 
Ci facciamo prendere dall’ansia del polifosfato occulto ed entriamo nel vortice del “fatto in casa”.

Basta poco che ce vò! 
il segreto sta nel preparare piatti semplici! 
Appunto. 

Per una "semplice" minestra di verdure vuoi che fagioli, carote, patate e zucchine non si lavino e sbuccino da soli per lanciarsi spontaneamente in una cofana di brodo fumante?

Per un "semplice" secondo vuoi che un pollastro allevato a terra senza siringhe di antibiotici, si spenni e cosparga ben bene di olio e spezie per immolarsi a sacrificio su un letto di patate biologiche? 

Per un dolce "semplice" come la crostata vuoi che le uova fresche di campagna non si impastino da sole in una frolla fragrante per stendersi sotto uno strato di succulenta marmellata di stagione, ovviamente fatta in casa?

Alla luce delle 4 ore abbontanti, e del mezzo stipendio necessari a produrre un menù così “semplice e naturale”, consiglio di riempire lo stomaco in autunno e cadere in letargo fino a primavera, come l’orso marsicano. 

Sarebbe la liberazione più grande dopo l’invenzione della pillola.

martedì 10 aprile 2012

PER NOI CHE I FIGLI


Uova in scadenza

Ebbene si,
 sembrava un puntino lontano lontano all’orizzonte, 
ma ci siamo arrivate. 
Al famoso bivio, dove bisogna decidersi, causa uova in scadenza, 
se imboccare la strada battuta dalle ruote del passeggino
 o dai nostri tacchi a spillo.

Pare che superati i trent’anni
 l’orologino interno cominci a ticchettare più forte, ma io, 
che di primavere ne ho superate 35, 
guardo il famoso bivio ancora col binocolo.

Paura? Pigrizia? L’orologino rotto?

Probabilmente tutte le cose assieme, 
ma credo di manifestare quel senso di inadeguatezza comune alla maggioranza delle "trentennanti" d’oggi.

Si ragazze mie, perché ai tempi della nonna era tutto più semplice.
 I figli si facevano senza ombra di dubbio. 
Punto.

Ai tempi della mamma i figli si facevano con qualche dubbio. 
Appunto.

Oggi i figli si fanno nel più totale bubbio. 
Disappunto.

Diciamocela tutta care mie,
 nonostante secoli di occultamento delle prove, ormai ne abbiamo 
raccolte in abbondanza per confutare che i figli costano,
 i figli ti annullano,
 i figli non ti fanno lavorare,
 ma se non lavori i figli non li puoi mica fare.
 I figli sono piezz e core
i figli sono il nostro futuro, 
i figli te lo stroncano il futuro, 
e chi più ne ha più ne metta.

Il problema è che in questi tempi incerti, per la trentenne media 
(di media bellezza e di medio reddito)
 la faccenda della maternità si è fatta più contorta di una piantagione di mangrovie!

Se da una parte ci buttiamo anima e corpo nel lavoro che ci realizza, 
ci modella e ci sbarella, 
dall’altra il quadretto della famiglia mulino bianco ce lo portiamo attaccato al cuore col super attak dai tempi dell’asilo. 

Cosicchè, appena incrociamo l’amica di scuola che ha già imboccato il viale del passeggino, ci facciamo prendere da quel senso di vuoto, 
misto a curiosità e tenerezza,
 tanto da fiondarci a stritolare il pargolo con presa da pitone.

Figliare o non figliare, questo è il problema. 

La soluzione a cotanto dubbio amletico?

Magari esistesse, 
ma se restiamo in ascolto c’è un messaggio per noi, 
come suggerisce la Laura. 
Ma occhio, non sul cellulare. 

Quando non sentiremo più ridondare nelle orecchie il ticchettio dell’orologio biologico, quando gli sguardi interrogativi delle zie attempate non ci turberanno più, quando ci sentiremo in pace con le forze cosmiche, 
forse quello sarà il momento di amare e crescere una persona migliore di noi, in un mondo sempre più caotico, ma ancora capace di sorprendere nelle sue meravigliose contraddizioni.

E tutto questo non solo per utilizzare un uovo in scadenza, 
ma perché tra pil che scendono, 
governi che cambiano e uomini che tentennano, 
noi ci crediamo ancora.

giovedì 5 aprile 2012

PER NOI CHE UN UOMO 4


Coppia scoppiata coppia fortunata

GIORNATA DI COPPIA

Sveglia alle 6. 
Le previsioni danno mattino soleggiato,
 meglio fare il bucato della palestra, 
che senza la sua maglietta blu la partita di calcetto non si vince.

Caffè con lo schizzo di latte dal cartone abbandonato fuori dal frigo.

Doccia gelata perché "qualcuno" ha sperimentato per mezz’ora il suo nuovo rasoio waterproof.

Trucco e parrucco dribblando calzini al profumo di rosa,
 boxer e asciugamani sparsi ovunque.

Col grugno multicolor dai nervi e dalla bile di corsa nel traffico, 
dove riusciamo a guadagnare in 5 minuti la multa per tre diverse infrazioni del codice stradale.

Proseguiamo il tragitto snocciolando un elegante campionario di perle sulle lungimiranti capacità neuronali del genere umano in divisa.

Arriviamo stralunate a lavoro, 
giusto per lanciarci nella convulsa presentazione del progetto
 al solito cliente rompiballe, 
che tanto per gradire, cambia idea l'ennesima volta. 

È già ora di pranzo: 
cosa impiega meno tempo a cuocere ma è di suo gusto, leggero ma saporito, tradizionale ma innovativo e soprattutto, 
che somigli a qualcosa che gli preparava mammà?

Di corsa ad apparecchiare, soffriggere, mantecare e impiattare.

Forchetta in bocca e carico di lavastoviglie mentre la suocera ci sfinisce col solito pistolotto del “Non chiami mai! Che gli hai cucinato? Lui ha mangiato? E un nipote quando vi decidete?”

Di corsa nel traffico per tornare a lavoro.

È già ora di cena:
 cosa sarà in grado di scongelare senza mandare a fuoco la cucina?

Ore piccole sul nuovo progetto del capo
 il cui motto è “chi mi delude si esclude”,
 pensando con ansia crescente al timer del forno, 
al numero dell’ortopedico per prenotargli quella visita, 
e alla chiusura della tintoria per ritirare il suo completo grigio.

Rientro a casa con fetore di teglia carbonizzata.

Corsa in rosticceria in chiusura per recuperare qualcosa di commestibile.  

Strucco e sparrucco cercando tonico e crema tra 5 dopobarba, 4 tipi di rasoi e 6 tubi di gel per capelli. 

Doccia con il residuo di bagnoschiuma ai fiori di loto e miele da 20 euro che lui ha scambiato per l’ammorbidente della lavatrice.

Stiro maniacale delle sue camice e arranzo veloce delle nostre, 
spolvero e rassetto, mentre controlliamo la posta e scongeliamo il merluzzo per la prossima cena.

Lavastoviglie, e acqua alle piante. 

Rantolo di buonanotte dal sirenetto spalmato sul divano 
come un calamaro spiaggiato. 

Maschera alle alghe e crema anticellulite
 mentre sfinite puntiamo la sveglia alle 6, 
anzi mezz’ora prima, che dobbiamo recuperare col capo l’ultima toppata in ufficio.



GIORNATA DA SINGLE

Sveglia alle 7.30. 

Stretching del buon risveglio muscolare. 

Colazione con cereali integrali, latte scremato, germogli di soia, frutta di stagione biologica, fermenti lattici, miele e vitamina B, C, D ed E.

Doccia energizzante a temperatura costante, trucco e parrucco accoccolate davanti una consolle che neppure Aldo Coppola.

Di corsa nel traffico dove dribbliamo una multa sfoderando al vigile di turno un frasario di adulazione degno dell’oscar. 

Presentazione del progetto al solito cliente rompiballe, 
che ringalluzzito dal nostro monologo persuasivo approva tutte le nostre idee.

È già ora di pranzo:
 cosa contiene più vitamine, ferro, calcio e selenio e ci fa bene alla pelle, capelli, unghie, e cellulite con poche calorie?

Terapeutica telefonata all’amica del cuore, 
con rincorsa di battute e risate a crepapelle.

È già ora di cena:
 dove mi porterà il bel tipo che si è trasferito da poco al quarto piano?

Ore piccole col bel tipo.

Rientro a casa con l’aroma di candele al pachouli, e coccole di fuffy.

SMS zuccheroso della buonanotte dal bel tipo.

Strucco e sparrucco, coronato da bagno rilassante con maschera alle alghe, mentre soddisfatte puntiamo la sveglia alle 7 e 30, 
anzi mezz’ora dopo,
 visto che il capo ha mollato la presa dopo l’ ultimo successo in ufficio.

Che dite, ho lavorato troppo di fantasia?

martedì 3 aprile 2012

PER NOI CHE LE ALTRE 2


Lo sgambetto

Sarà capitato anche a voi.
Struscio per le vie del centro: il tacco chilometrico del nuovo stivale 
griffato si arpiona alla grata di un tombino. 


Paonazze in preda alla disperazione noi,
 compiaciute e raggianti le amiche che ci accompagnano
 “hai voluto fare la vamp e adesso svampa di vergogna!”.

Cena coi colleghi di lavoro: i boy esibiscono la gnocca di turno come uno stendardo “anvedi cò chi stò”, mentre loro, 
avvinghiate al malcapitato con stretta da pitone, puntano ogni presenza femminile come cecchini in agguato.

Tutto il giorno a paventare solidarietà femminile in crociata rosa
 e poi siamo le prime a fare lo sgambetto a chi viaggia una spanna avanti.

Che sia bella o cozza, che sia capace o imbranata,
 ci ingegneremo come solo noi sappiamo fare per qualche sgambetto
 che accorci la distanza tra noi e la prima donna di turno.

Fiutiamo i suoi punti deboli come un segugio affamato la sua preda ferita. 


Sorridiamo, ci fingiamo disponibili alla collaborazione, ci scambiamo trucchi e vestiti ma, sull’orlo del precipizio siamo le prime a dare la spinta fatale.


Una pentola a pressione vive con meno tensione,
 tiriamo il fiato amiche mie!


È pur vero che veniamo cresciute con la filosofia del sopravvivere nella giungla, ingozzate come anatre da patè a orgoglio e spirito competitivo, 
ma alla lunga questa adrenalina ci si ritorce contro.


Ormai è un dato di fatto mie care, oltre che un gran dispendio di energie,
 la rughetta sulla fronte si accentua, la gastrite gorgoglia 
e la chioma si assottiglia.


In tempi dove un giro di botox vale quanto l’anticipo 
del bilocale in centro, 
direi che è più lungimirante sotterrare l’ascia di guerra e sorridere beatamente, aspettando tempi migliori.


Il fegato e il portafogli ringrazieranno.

venerdì 30 marzo 2012

PER NOI CHE LE ALTRE


Spalmate o incrostate?

Sarà capitato a tutte di sentirsi come un cavolo a merenda 
anziché un bacio di dama su un bel vassoio d’argento. 

Capita, 
normale amministrazione di una vita che scorre e ci rincorre.

Ok, 
ma allora come mai c’è sempre la manza del gruppo di amiche,
 delle colleghe di lavoro, del circolo di boccette,
 che in qualsiasi giorno, ora, situazione 
(si, anche sul water a spingere con la vena gonfia sulla tempia)
 è sempre al massimo fulgore?

Quella che indossa costantemente il modello su misura, 
quella che ha sempre l’accessorio adatto, 
quella che anche col mare forza nove mantiene il boccolo in piega, 
quella che anche salvata in piena notte da un incendio te la ritrovi sulla gazzetta locale in posa da calendario.

Quella che insomma la guardi e non cambieresti nulla,
 perché è come dovrebbe essere lì e in quel momento, 
quella che cavalca l’onda mentre tu annaspi coi braccioli di paperino per restare a galla. 

Quella che se ne sta perfettamente spalmata sulla vita,
come la nutella cremosa e lucida sul pane, 
mentre tu al massimo sei come la crosta ai bordi del vasetto 
quando è vuoto.

Eppure care le mie compagne di sventura,
l’impegno ce lo mettiamo, 
sfogliamo avide di notizie glamour ogni numero di vogue, 
risparmiamo mesi per accaparrarci l’ultimo modello di borsa trendy, 
portiamo a sfinimento le commesse per trovare l’abito che svelerà al mondo la top model che è in noi, 
ma è inutile, alla fine di sovrumani sbattimenti c’è sempre quel qualcosa che allarga la voragine tra noi e il modello che rincorriamo.

Ma dove toppiamo? 
Poco buon gusto? 
Pochi denari? 
O troppa sfiga e basta?
Altro che il terzo mistero di Fatima.

Se mentre ci arrovelliamo sull’arcano, la manza di turno ci accusa di farle ombra col nostro involucro poco fashion, sorridiamole beatamente.

Perché?

Perché mentre lei suda l’anima in palestra con una carota tra i denti, 
noi ci godiamo una mega pizza con gli amici. 

Mentre lei si affanna anche la domenica tra ceretta, 
tinta e lampada, 
noi ci godiamo un pomeriggio di ozio sul divano. 

Mentre lei si arrovella nel dubbio del muscolo tonico,dell’abbronzatura omogenea, e della ricrescita sotto le ascelle,
noi abbandoniamo beatamente ogni imperfezione alle coccole del nostro boy.

E poi chi sarebbe la sfigata?